Il signore dei Cola Cola
Galli, lumache, tartarughe e creature che sembrano tratte da un bestiario medievale; piccoli vasi dipinti a tempera da tenui pastelli a brillanti colori primari; pennelli di canna e setole di cinghiale; un camice bianco, macchiato di vari colori- lo studio del signore dei "cola cola" aspetta il suo ritorno- Vincenzo Loglisci non deve andare lontano per salutare il suo serraglio; egli dorme nella stanza accanto, in questo castello del 1200 che si aggrappa all'orlo del burrone profondo , a Gravina in Puglia. I terremoti hanno lasciato ricami intrecciati sui muri e punti sorridenti di pietra accarezzano teschi umani sulla facciata della chiesa lì di fianco...
Vincenzo e suo fratello Beniamino sono gli ultimi "cocciari" di origine popolare in Italia che producono attivamente i larghi ed elaborati fischietti chiamati localmente "cola cola". Questo nome caratteristico deriva dal suo suono bitonale emesso dallo strumento quando viene soffiato.
I fischietti vengono formati plasmando con le dita la creta, estratta localmente e trattata dagli stessi fratelli Loglisci, modellando in diverse forme. Le costruzioni più decorate sono formate da diverse unità individuali rappresentanti animai reali ed immaginari e abbellite con fiori d'argilla, ciondoli e medaglioni.
Le zampe e le antenne degli animali e i cerchietti dei ciondoli sono sostenuti da un filo di ferro inserito nell'argilla ancora umida prima della cottura nel forno a legna che si trova nella cantina del castello. Successivamente i fischietti vengono dipinti di bianco; questo serve di sfondo alla decorazione sgargiante: uccelli rosa con becchi color acquamarina siedono vicino a lumache color lavanda e a tartarughe arancioni. La creatura più comune è il gallo che rappresenta un certo simbolismo sessuale alla base di una più ovvia immagine di forza e di vigilanza.
Originariamente i "cola cola" erano giocattoli di bambini, venduti nei mercatini all'aperto, nei giorni di festa, alcuni tipi erano anche simboli religiosi per i pellegrini e per i promessi sposi.
Oggi, però, i bambini preferiscono le macchine di plastica e i pellegrini non arrancano più, faticosamente, per raggiungere i santuari nei dintorni e i fischietti dei fratelli Loglisci vengono "scoperti" come arte popolare da gallerie d'arte e musei proprio quando stanno perdendo la relazione con l'ambiente e con la cultura popolare e rurale.
Karen Rychlewskin particolarmente esperta in ceramica tradizionale è titolare della cattedra Belle Arti presso il West Liberty College in West Virginia, U.S.A.
Vincenzo e suo fratello Beniamino sono gli ultimi "cocciari" di origine popolare in Italia che producono attivamente i larghi ed elaborati fischietti chiamati localmente "cola cola". Questo nome caratteristico deriva dal suo suono bitonale emesso dallo strumento quando viene soffiato.
I fischietti vengono formati plasmando con le dita la creta, estratta localmente e trattata dagli stessi fratelli Loglisci, modellando in diverse forme. Le costruzioni più decorate sono formate da diverse unità individuali rappresentanti animai reali ed immaginari e abbellite con fiori d'argilla, ciondoli e medaglioni.
Le zampe e le antenne degli animali e i cerchietti dei ciondoli sono sostenuti da un filo di ferro inserito nell'argilla ancora umida prima della cottura nel forno a legna che si trova nella cantina del castello. Successivamente i fischietti vengono dipinti di bianco; questo serve di sfondo alla decorazione sgargiante: uccelli rosa con becchi color acquamarina siedono vicino a lumache color lavanda e a tartarughe arancioni. La creatura più comune è il gallo che rappresenta un certo simbolismo sessuale alla base di una più ovvia immagine di forza e di vigilanza.
Originariamente i "cola cola" erano giocattoli di bambini, venduti nei mercatini all'aperto, nei giorni di festa, alcuni tipi erano anche simboli religiosi per i pellegrini e per i promessi sposi.
Oggi, però, i bambini preferiscono le macchine di plastica e i pellegrini non arrancano più, faticosamente, per raggiungere i santuari nei dintorni e i fischietti dei fratelli Loglisci vengono "scoperti" come arte popolare da gallerie d'arte e musei proprio quando stanno perdendo la relazione con l'ambiente e con la cultura popolare e rurale.
Karen Rychlewskin particolarmente esperta in ceramica tradizionale è titolare della cattedra Belle Arti presso il West Liberty College in West Virginia, U.S.A.